La psicomotricità
Nasce inizialmente come pratica destinata ai bambini con difficoltà o disturbi, che tramite il linguaggio del corpo esternavano, sperimentavano e superavano il disagio; in un secondo tempo è stata estesa a tutti i bambini poiché favorisce lo sviluppo armonico della persona e supporta una crescita serena.

La disciplina mette in relazione la mente con il movimento, esperienze fondamentali per la formazione del pensiero. Si tratta inoltre di una disciplina preventiva, in quanto il training positivo messo in atto previene i rischi conseguenti ad eventuali periodi di difficoltà che il bambino affronta nel percorso di crescita.
Dimentichiamo troppo spesso che i bambini utilizzano in primis il linguaggio corporeo per esprimersi e per capire. Liberi da schemi mentali costruiti, i bambini utilizzano la semplicità della comunicazione:“sorrido perché sono felici e piango perché sono tristi”, utilizzando il corpo e le sue espressioni come strumento di esternazione dei propri sentimenti.

La psicomotricità, nel pieno rispetto della “globalità umana”, rende al linguaggio corporeo del bambino la giusta importanza, percependolo come espressione emozionale.
Essa, rispetta quella che viene definita “l‘unità psicosomatica“, prendendo in considerazione la struttura somatica, quella affettiva e quella cognitiva….corpo, mente e bagaglio affettivo.
Come tutti gli individui, anche il bambino ha un proprio background costruito e che si sta costruendo e che si esterna nei gesti che compie: dimostra i propri desideri, le paure, le difficoltà, le sicurezze, le incertezze ecc…la mente e l’agito formano una dinamica di comunicazione importantissima se vista in relazione, nella sua globalità.
In breve, il corpo è inteso come espressione di sé, prima ancora della parola. L’obiettivo è lo sviluppo armonico psicofisico.